Terminata la Fusione tra Adobe e Figma: Impasse con i Regolatori
Adobe e Figma hanno annunciato la fine del loro accordo di fusione in seguito a ostacoli insormontabili con i regolatori europei e britannici. L’azienda ha rivelato che, nonostante gli sforzi congiunti, non è emerso un percorso chiaro per ottenere l’approvazione necessaria dalla Commissione Europea e dall’Autorità di Concorrenza e Mercati del Regno Unito (CMA).
Shantanu Narayen, presidente e CEO di Adobe, ha dichiarato: “Adobe e Figma non concordano con le conclusioni dei recenti esami regolatori, ma riteniamo sia nell’interesse di entrambe le parti procedere in maniera indipendente. Nonostante la condivisione di una visione per ridefinire il futuro della creatività e della produttività, restiamo comunque pronti a sfruttare le immense opportunità di mercato e perseguire la missione di cambiare il mondo attraverso esperienze digitali personalizzate.”
Dylan Field, CEO di Figma, ha espresso la delusione delle aziende per l’esito dell’accordo, riconoscendo al contempo i meriti dell’unione che sono diventati sempre più evidenti durante il processo. Tuttavia, ha ammesso che la prospettiva dei regolatori non coincideva con quella delle società coinvolte.
Secondo i termini dell’interruzione dell’accordo, le due aziende hanno risolto le questioni in sospeso, incluso il pagamento da parte di Adobe di una tassa di interruzione concordata a Figma.
Le preoccupazioni espresse dai regolatori dell’Unione Europea e del Regno Unito riguardano la possibile situazione di monopolio che potrebbe derivare dalla rimozione di Figma dal mercato, consentendo ad Adobe di acquisire una posizione dominante.
L’instaurarsi di un monopolio potrebbe portare ad un aumento dei prezzi dei prodotti e servizi di Adobe fino all’arrivo di nuovi concorrenti sul mercato. Inoltre, con meno concorrenza, potrebbe diminuire l’incentivo all’innovazione da parte di Adobe, essendo privato dello stimolo della competizione.
Le recenti attenzioni dei regolatori verso le acquisizioni delle grandi aziende tech, come nel caso dell’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft, riflettono una crescente vigilanza sulle possibili implicazioni di queste fusioni sul mercato e sulla concorrenza.